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LA NASCITA DEL LUPO D'ABISSINIA

  • Immagine del redattore: foscaworld
    foscaworld
  • 4 giorni fa
  • Tempo di lettura: 3 min
Disegno del tarocco "Volpinina e le due Guerriere"

Bisogna immaginare un tempo in cui la terra non aveva ancora un nome, un'epoca in cui il mondo era una cattedrale di silenzio posata sui tetti del cielo. È lì, in questa estetica della vertigine, su quegli altopiani dove l'aria manca ai cuori tiepidi, che inizia il nostro dramma.

Da un lato, c'era la Volpe. Non era un semplice animale dei boschi, ma un lampo rosso, una fiamma che aveva strappato la sua libertà alle catene della prigionia. Correva per non morire, portando con sé quell'incandescenza terrificante di chi sa che fermarsi significa perdersi. Dall'altro, c'era il Lupo. Una statua d'ombra e potenza, scolpita nella gravità. Portava il peso del branco, il dovere sacro, quell'armatura invisibile che protegge ma che isola. Era il custode dell'ordine, bello e terribile come una scogliera.


Il loro incontro non fu un caso, ma un intreccio narniano. Era una notte di equinozio, in quell'interstizio fragile dove il giorno esita a cedere alla notte. Si trovarono in una radura di brina, un territorio neutro sospeso fuori dal tempo. Lui vide in lei la vertigine che gli mancava. Lei vide in lui l'ancoraggio che fuggiva pur desiderandolo.

Allora, corsero. E che corsa! Non era un gioco, era una febbre. L'Ombra e la Fiamma, fianco a fianco, squarciando la nebbia. In quello slancio, tentarono l'impossibile alchimia: fondere la libertà selvaggia e la lealtà del branco. In quell'istante sospeso, erano una cosa sola. Erano una creatura perfetta, ebbra di assoluto.


Ma l'amore, sapete, è uno sport d'alta quota, e non tutti possono respirare lassù. Il Lupo, quell'eroe agli occhi di tutti, sentì la paura gelargli le vene. Non la paura del nemico, ma quella dell'ignoto. Si ritirò di fronte all'immensità di quella libertà che la Volpe gli offriva. Scelse di tornare alla sicurezza delle sue catene dorate, al calore rassicurante e soffocante del suo branco. La Volpe, lei, lo guardò allontanarsi con la dignità tragica delle regine senza regno. Non lo trattenne. Sapeva che alcune fiamme sono troppo vive per i cuori prudenti. Ripartì sola nella neve, il cuore leccato come una ferita aperta.


Si potrebbe credere che la storia si fermi qui, su questa triste constatazione. Ma la natura ha orrore del vuoto, e i grandi amori, anche incompiuti, lasciano sempre un'impronta sulla materia. Da questa collisione, da questa energia folle liberata dalla loro corsa e dalla loro lacerazione, nacque un'entità. Una creatura dell'anima, uno spirito materializzato dalla forza del loro desiderio. Nella nebbia delle vette apparve allora il Lupo d'Abissinia.

Guardatelo avanzare nella leggenda. È il ricordo vivente del loro abbraccio. È un paradosso su quattro zampe, un enigma rosso che infesta le montagne. Porta il manto di fuoco della Volpe, splendente e indomabile, ma ha conservato la silhouette slanciata e le estremità scure del Lupo, come se l'ombra di suo padre accarezzasse ancora il suo pelo. È bello, di una bellezza rara e minacciata, fragile come i sentimenti più puri.


Questo custode delle cime, Volpinina come lo chiamano gli antichi, porta in sé la doppia natura senza spezzarsi. Osservate la sua vita segreta: al calar della sera, si unisce ai suoi. Dorme raggomitolato contro i suoi fratelli, onorando il bisogno di calore, di tribù e di protezione ereditato dal Lupo. Accetta il legame. Ma non appena spunta l'alba, non appena la fame lo tormenta, si alza e parte solo. Assolutamente solo. Rifiuta di cacciare in branco. Diventa allora pura libertà, percorrendo le immense distese ghiacciate in solitaria, onorando così la memoria fiera della Volpe che non contava su nessuno per sopravvivere.


È al tempo stesso solidale e solitario. È l'amore che resta e la libertà che permane. Si dice che a volte, quando la nebbia scende sulle valli e il mondo si fa sfocato, si possa intravedere un essere misterioso. Corre senza rumore, fantasma rosso tra le rocce. Non cerca nessuno. Veglia. È il Lupo d'Abissinia, guardiano malinconico di un segreto universale: dimostra che un Lupo e una Volpe si sono amati un giorno con tale forza che la loro passione ha finito per creare una specie nuova, capace di vivere dove gli altri ansimano, solo un po' più vicina alle stelle.

 
 
 

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